di Viola G.

Comincia tutto con una lettera, mandata ad ogni fratellino del branco, che annunciava l’arrivo di una caccia davvero unica, o meglio di due giorni e una notte insieme. Si trattava di una vera avventura ed io personalmente ero elettrizzata all’idea!!!

Perché quel giorno al Roma 131 si è presentata una nuova sfida da affrontare uniti e noi eravamo più che pronti.

Il 2 aprile, con tanto di zaino (un intero pomeriggio per prepararlo!) e cappellino, ci presentiamo alla stazione S. Pietro in attesa del fatidico momento (cioè l’arrivo del treno).

Mi sono guardata intorno e ho visto alcuni miei compagni che piangevano, per il timore di lasciare i genitori, ma ero sicura che quel timore sarebbe presto scomparso.

Saliamo e corriamo nelle carrozze per appropriarci dei posti migliori, il treno ormai è partito e ci aspetta una grande esperienza!

Nel vagone ci dilettiamo nell’arte dei mille passatempi da viaggio come ‘ l’impiccato’ , ‘tris’ o ‘nomi cose città ‘ e cose del genere. Impazienti aspettiamo ogni minuto che la meta si avvicini sempre di più e finalmente sulla tabella delle fermate compare la scritta “PROSSIMA FERMATA CAPRANICA”.

Scendiamo, respiriamo un po’ d’aria fresca e comincia a grandinare, ma una grandine lieve. Quindi ci incamminiamo e dopo poco arriviamo e di fronte a noi troviamo un edificio di forma quadrata, con al centro un cortile che dà su un giardino enorme. Appena varcato il cancello vengono due cagnoloni ad accoglierci, che ci leccano ovunque.

All’inizio il posto mi è sembrato freddo, e infatti poi la notte lo abbiamo patito parecchio.

Come ad ogni caccia arriva il momento dei giochi e per questo ci dividiamo in gruppi differenti per ‘gareggiare’. Stavolta l’attività consiste nell’eseguire varie prove per poi conquistare la vittoria – e secondo me è sempre divertente entrare in competizione con gli avversari! Chi arriva prima, chi dopo, a fine serata ci riuniamo nel grande  refettorio confrontandoci sui risultati di ogni squadra. 

Dopo aver sistemato gli zainoni nei dormitori divisi tra maschi e femmine, noi ragazze siamo indecise se dormire nella parte di sopra o in quella di sotto, dato che erano letti a castello, importante decisione…

Fatto ciò torniamo nell’ampia sala, allestiamo con sedie e tavoli e si dà il via ad una cena direi più che meritata! Ma l’entusiasmo diminuisce quando mi accorgo che ho dimenticato il mio cibo a casa, e come me anche un mio amico, ma fortunatamente eravamo salvi grazie ai capi che ci hanno preparato un’ottima minestra calda.

Finito di mangiare, con qualche ballo e canto e un discorso riflessivo sulla buonanotte da parte dei vecchi lupi, qualche attimo di silenzio per pensare e ci dirigiamo a letto.

Oggettivamente chi aveva veramente l’intenzione di dormire? Bè io no, ma ci basta il primo richiamo per farci passare la voglia di restare sveglie. Perciò chiudiamo gli occhi combattendo con il sacco a pelo e un altro nemico: il freddo, ma la notte passa abbastanza serena e tranquilla.

Io e un’altra lupetta ci alziamo alle cinque del mattino, ma notiamo che è troppo presto e così decidiamo di riprendere sonno.

Veniamo svegliati dalla luce del mattino e ci ritroviamo sul prato a fare squat e piegamenti, solo che invece che a dei bambini assomigliamo a degli zombie.

Passata la colazione, ci rifacciamo tutti lo zaino: guai a sottovalutare questa cosa perchè è veramente un’impresa!

Di nuovo immersi nel verde, e qui arriva la cosa più importante: il senso, lo scopo di questa uscita ovvero il momento in cui uniamo tutte le nostre capacità per un bene comune. Parlo di quando  ognuno ha sfruttato le proprie forze, l’ingegno per sconfiggere Shere Khan una volta per tutte, ma non solo, soprattutto per imparare che insieme si arriva lontano, molto lontano.

E questi saranno i momenti che mi ricorderò per tutta la vita.

Ecco la fine di questa breve esperienza, che ci ha insegnato cose di valore, e adesso torniamo a casa a malincuore, perchè vorremmo non finisse più. Ma a casa possiamo tornare anche fieri e soddisfatti per questi due indimenticabili giorni.